Restauro Edicola di San Crispino
In tutte le fraternite medievali di Assisi l'ingresso della casa è dominata da un tabernacolo, che solo in taluni casi conserva ancora la decorazione pittorica originaria, per lo più raffigurante la Vergine col Bambino in Maestà accompagnata dai santi protettori del sodalizio.
Questo costume, diffuso in tutta l'Europa cristiana, trae ispirazione alle Maestà dipinte o scolpite esposte alle porte delle chiese o delle mura, che a loro volta si rifacevano alla consuetudine pagana di esporre simulacri degli dei sopra le porte urbiche, come si può vedere nella Porta Marzia di Perugia. Purtroppo gran parte dei dipinti esterni sono stati gravemente danneggiati dall'esposizione diretta agli agenti atmosferici, o sono stati staccati e rimossi sul finire del XIX secolo, ma un visitatore attento che percorra le vie di Assisi si troverà a passare sotto un gran numero di tabernacoli, che segnavano un tempo l'inizio o l'arrivo di processioni.
L'edicola posta sopra l'ingresso dell'antica fraternita di S. Maria del Vescovado è tra le meglio conservate di Assisi. L'edicola ha una notevole importanza 'strategica', per la posizione della fraternita rispetto alla strada che entra in città attraverso la porta di Moiano, dove ha inizio una delle principali vie di collegamento con i centri della valle umbra. Inoltre, la fraternita era prossima alle fonti di Moiano, presso le quali esercitavano la loro professione i cardatori di lana. La presenza di s. Biagio con il pettine del martirio in mano in uno sguancio della nicchia allude a legami non casuali intercorsi tra la fraternita e i lavoratori della lana, che esercitavano la loro professione presso queste fonti: un pettine di ferro era il principale strumento utilizzato per cardare la lana. Spesso queste fraternite erano dirette emanazioni delle associazioni di mestiere.
Il dipinto raffigura la Vergine seduta in trono col Gesù bambino in grembo. Il Bimbo sta giocando con un uccellino, che simboleggia l'anima.
Ai due lati del trono assistono s. Francesco e s. Chiara ed ai suoi piedi i minuscoli ritratti dei confratelli, vestiti di bianco.
La foggia dell'abito aperto con un'asola sulla schiena è propria delle fraternite di disciplinati, che si davano la disciplina con un flagello.
Non si hanno notizie sull'autore del dipinto né sui tempi di esecuzione.
La prima notizia documentaria nota risale al 1424, nella data topica di un documento rogato «ante maiestatem fraternitatis disciplinatorum s. Marie episcopatus». La scarna letteratura critica - Todini, Lunghi - ha riconosciuto il pittore in alcune immagini votive provenienti dalla casa della fraternita e conservate nella Pinacoteca Comunale di Assisi e nel Museo di Budapest, databili nel secondo quarto del '300. È questo un pittore di forte temperamento, che interpretò in modo espressivo e realistico i grandi modelli toscani della chiesa inferiore di S. Francesco in Assisi.
Lo stesso pittore ha lasciato altre prove in luoghi diversi della città - a S.Damiano, in S. Rufino, nel palazzo del capitano del Popolo - che ne rendono probabile l'origine locale.
Si tratta di un comprimario del così detto 'Maestro espressionista di S.Chiara', che prende il nome dalle storie dell'infanzia di Cristo e della morte di s. Chiara affrescate alle pareti del transetto destro in S. Chiara ad Assisi.
Questo pittore, identificabile in un Palmerino da Siena documentato ad Assisi dal 1299, esercitò una forte influenza nell'ambiente artistico di Assisi, per la sua prolungata permanenza in città.